Abbiamo appena "calcolato" che un ampli a valvole non controreazionato può suonar bene in condizioni in cui un ampli a stato solido e controreazionato (lo sono tutti...) è praticamente inascoltabile. Ma il calcolo di cui al post precedente è fin troppo benigno nei confronti degli ampli a transistor (e mosfet). Abbiamo infatti omesso di parlare del problema delle protezioni di corrente: ma provvediamo ora.
Le cosiddette "protezioni di corrente" sono un tipico ed economico circuitino che troverete presente nel 99 per cento degli schemi di ampli a stato solido. Si tratta di due transistor che leggono il valore di corrente che attraversa i transistor finali deducendolo dalla tensione ai capi delle resistenze di emettitore di questi. Quando questa tensione supera 0,6-0,65 Volt, i transistorini delle protezioni entrano in funzione, cortocircuitando letteralmente gli ingressi dei transistor finali. Vi lascio immaginare quanto questo faccia bene agli stadi di amplificazione a monte... e che orrendo tipo di distorsione si generi in queste condizioni.
Il bello è che questi circuiti di protezione entrano in funzione a potenze MOLTO INFERIORI rispetto alla potenza massima specificata e misurata per carichi resistivi.
Diversi anni fa io posi a tre colleghi progettisti la domanda su quale fosse l'impedenza minima di un diffusori, e nessuno dei tre seppe rispondere correttamente. Tutti infatti fanno l'errore di pensare che la resistenza della bobina mobile sia in serie, per cui il suo valore rappresenti un limite invalicabile, al di sotto del quale l'impedenza del diffusore non può scendere.
E QUESTO E' UN GROSSO ERRORE. Sia la teoria (vedi Journal of AES) che le misure (anche Audioreview, sebbene più di recente) hanno infatti dimostrato che -
in regime impulsivo- i diffusori possono richiedere all'ampli sovracorrenti più di tre volte almeno superiori rispetto a quanto necessario su un carico resistivo di 8 ohm. Il che corrisponde a dire che l'impedenza dei diffusori può scendere ad un terzo del valore nominale, o meno ancora. Se a questo aggiungete che gran parte di quei diffusori che io chiamo "
ciofegoni asfittici" ha impedenza dell'ordine di 2,5-3 ohm... ecco che l'intervento delle protezioni è evenienza da considerare normalissima. E non ditemi che queste cose non si vedono dalle curve di impedenza, perché è ovvio che le curve di impedenza vengano misurate con segnali sinusoidali, vale a dire stazionari. Ma noi parliamo di transienti. Comunque ecco qui sotto lo schema del solito circuitino di protezione.
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Osservate con attenzione: i transistorini delle protezioni sono Q1 e Q2, ma alle loro basi sono collegati i condensatori C1 e C2, che si caricano quando nei transistor finali (Q5 e Q6) scorrono elevate correnti E RESTANO CARICHI per un periodo tanto più lungo quanto più elevato è il valore della loro capacità. Le resistenze R1 ed R3 ne ritardano l'attivazione,
ma poi rallentano appunto la scarica di quei condensatori, aggravando il problema...
Segue
F.C.