Francescovadala ha scritto: ↑lunedì 11 novembre 2024, 13:36
Ciao ragazzi. Voglio intervenire su una questione che mi è poco chiara. premetto che questo forum non è un forum, ma il MIO forum e Fabrizio come altri iscritti ( uno per tutti Danilo) sono il mio punto di riferimento. Veniamo al punto: le famigerate "protezioni".
Fabrizio le ha bocciate senza se e senza ma. Io ricordo un bellissimo articolo su "suono", dove si affermava che quelle deleterie per il suono sono quelle senza costanti di tempo, e ne elencava alcune che proteggevano l'amplificatore al 100%. Però il suono usciva fuori devastato.
Però aggiungendo un condensatore la situazione cambiava radicalmente ( costante di tempo e in corrente). Quelle bocciate sono in tensione corrente senza costanti di tempo..foldback ( non so se ho scritto correttamente). A voi svelare il mistero... concludendo, esiste un amplificatore ideale con protezioni in corrente e costante di tempo?
Ho spostato qui il post, perché è la prosecuzione logica rispetto ai precedenti ed all'argomento (l'altro thread parla di diffusori, in realtà).
Bellissima osservazione, che merita un approfondimento.
Ipotizziamo che il nostro circuitino di protezione non abbia alcuna costante di tempo, per cui si presenterà come nell'immagine qui sotto (cioé senza i condensatori in parallelo alle resistenze collegate alla base dei due transistor della protezione, cioé TR1 e TR4).
- Current Limit Self.png (25.81 KiB) Visto 1595 volte
Questo tipo di protezione interviene e si disinserisce velocissimamente, in pochi microsecondi... risultando all'ascolto assai simile al normale clipping degli ampli: solo che qui la cosa avverrà a livelli assai più bassi rispetto alla potenza nominale dell'ampli.
Di quanto...?
Il conto è facile: se il nostro ampli ha una certa potenza -diciamo 100 W solo per esempio- vorrà dire che è in grado di erogare una certa tensione massima in uscita (28 Volt rms nel nostro esempio). A questa tensione corrisponderebbero correnti troppo elevate, nel disgraziato caso in cui i terminali finissero cortocircuitati, p.es. per un errore di collegamento: e per questo si impiega un circuito di protezione. Ma su quale livello di corrente tararlo...? In assenza di altre protezioni (p.es. fusibili) è chiaro che il nostro circuito di protezione andrebbe tarato su un valore di corrente tale che l'ampli possa sostenerlo anche per parecchi secondi, anche minuti... senza bruciare. In due parole stiamo parlando del valore di corrente che l'ampli potrebbe erogare su carichi bassissimi, diciamo due ohm o anche poco meno. Vi ricordo che un collegamento in corto può avere una resistenza anche inferiore a mezzo ohm, per cui farebbe scorrere 4 volte più corrente, appunto bruciando i transistor finali e non solo...
Se avete seguito il ragionamento, vedrete che la sua conclusione è che una protezione senza costanti di tempo va regolata sul valore di corrente (massimo) erogabile sul carico minimo collegabile a quell'ampli. Inutile dire che qualsiasi reattività del carico farebbe intervenire a sproposito la protezione, che in ogni caso renderebbe l'ampli assai meno potente di quanto il valore di potenza nominale (su 8 ohm) faccia presumere.
Ora invece ipotizziamo di introdurre una costante di tempo, che ci permetta di tarare il livello massimo di corrente in modo che per pochi secondi possa essere molto maggiore, mentre passati questi ritornerà ad essere quello di cui abbiamo parlato qui sopra.
Ebbene SI'... la costante di tempo ci permetterà di lasciar passare indistorti picchi di breve durata (come sono quelli naturali nei segnali musicali) senza per questo rinunciare a proteggere l'ampli da un corto prolungato...
Spero di aver spiegato il concetto, in modo comprensibile. Se non ci fossi riuscito, ditemelo... e tenterò di fare di meglio...!
Saluti
F.C.